Recensione: “La fattoria degli animali” di George Orwell

La fattoria degli animali è un romanzo scritto da George Orwell, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1947. L’opera fu concepita a partire dal 1937, durante la permanenza in Spagna dello scrittore. Il libro narra degli animali di una fattoria che stanchi dei continui soprusi degli esseri umani, decidono di ribellarsi e, dopo avere cacciato il proprietario, tentano di creare un nuovo ordine fondato su un concetto utopistico di uguaglianza. Ben presto, tuttavia, emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con l’astuzia, la cupidigia e l’egoismo che li contraddistinguono si impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più docili e semplici d’animo.

La fattoria degli animali è un libro satirico ma riflessivo. Scritto con un linguaggio semplice, nasconde un significato profondo.  La “nuova gestione” ad opera dei maiali è basata sui principi marxisti e, almeno inizialmente, fa prosperare la fattoria.

L’uomo è l’unica creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l’aratro, non può correre abbastanza velocemente per prendere conigli. E tuttavia è il re di tutti gli animali.

La cupidigia e il potere fanno però breccia nel cuore dei maiali che iniziano sempre più a somigliare agli uomini nella loro amministrazione. Orwell utilizza quindi una metafora quanto mai calzante per rappresentare il totalitarismo sovietico di epoca staliniana, dove gli stessi artefici della rivoluzione hanno poi istituito un regime forse ancora più aspro del precedente.

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