roland barthes

Recensione: “L’impero dei segni” di Roland Barthes

l'impero dei segni roland barthesRoland Barthes è nato a Cherbourg nel 1915 e morto a Parigi nel 1980. È uno dei principali esponenti dello strutturalismo francese del 900′, sono tantissimi i saggi che ha scritto e pubblicato.

Oggi voglio parlarvi de “L’impero dei segni“. Scritto nel corso dei tre viaggi in Giappone dell’autore compiuti tra il 1966 e il 1968, il saggio raccoglie appunti di viaggio, riflessioni, sul paese della scrittura, il Giappone.

<< Perché il Giappone? >>, dice Barthes, << perché è il paese della scrittura: fra tutti i paesi conosciuti, è in Giappone che ho incontrato la pratica del segno più vicina alle mie condizioni e ai miei fantasmi, o se si preferisce, più lontana dai disgusti, irritazioni e rifiuti che suscita in me la semiografia occidentale >>.

Anamnesi

anamnesiRoland Barthes definiva l’anamnesi come l’azione che guida il soggetto per ritrovare una tenuità del ricordo, senza ingrandirlo ne farlo vibrare. I ricordi devono essere forniti come fotogrammi isolati, non c’è storia e narrazione, niente viene spiegato. Ecco un esempio:

A merenda, latte freddo, zuccherato. C’era in fondo alla vecchia scodella bianca un difetto nella ceramica: non si capiva se il cucchiaio, girando, toccasse questo difetto o una chiazza di zucchero non sciolto o mal lavato.

Barthes racconta in terza persona, vuole mantenere la distanza per rendere la sua anamnesi meno sentimentale, più oggettiva. Una vera e propria fotografia di ciò che i suoi occhi stavano vedendo in quell’istante di vita.